
Founded in Rome in 1994 by Mirjo Salvini to the then Institute for Mycenaean, Aegean and Anatolian Studies (ISMEA) of the Italian National Research Council (CNR), Documenta Asiana – Collana di studi sull’Anatolia e l’Asia Anteriore antica (DA) is a monographic series established with the intention to provide a suitable venue for the publication of researches dedicated to the civilizations of pre-classical Anatolia and its surrounding regions. Following the long process of reorganization of the CNR and the institutes involved in the field of Humanities and Cultural Heritage, Documenta Asiana is nowadays a peer-reviewed series of the Institute of Heritage Science (ISPC) printed by Edizioni Quasar and directed by Silvia Alaura with the support of an editorial board and the assistance of an advisory committee of internationally renowned scholars.
EDITORIAL NOTE – Documenta Asiana I (1994), Mirjo Salvini

Questa nuova serie di monografie intende offrire una sede più idonea a risultati di studi e ricerche dedicate alle civiltà dell’Anatolia preclassica e delle aree culturali dell’Asia Anteriore antica, ad essa strettamente collegate. In passato tali contributi orientalistici avevano trovato posto negli Incunabula Graeca, accanto ad opere sul mondo minoico, miceneo, greco arcaico. Le due serie si svilupperanno d’ora in avanti parallelamente, accogliendo opere dei due versanti disciplinari in cui si articolano gli interessi scientifici dell’Istituto. La rivista Studi Micenei ed Egeo-Anatolici (SMEA) assicurerà anche in futuro quella funzione di tramite fra Oriente e Occidente che le è stata propria in passato. In questo periodo, in cui si avverte come non mai la necessità di riorganizzazione e di un forte rilancio della ricerca, credo che uno sforzo di apertura culturale a scuole diverse tra loro possa contribuire a mantenere alto il livello del dibattito scientifico nel nostro settore.
L’Anatolia e l’Asia Anteriore più in generale sono aree culturali che ci hanno abituato negli ultimi anni a non stupirci più della quantità e qualità delle scoperte che si succedono. Basti ricordare alcune scoperte recenti di singoli documenti storici significativi dalla capitale ittita Ḫattuša (Boǧazköy), come la bilingue hurrico-ittita che ha dato nuovo impulso agli studi hurritologici, o la splendida tavola di bronzo con il testo di un trattato internazionale, o, ancora, la spada “asiana” (in quanto proveniente da Aššuwa), testimone dei rapporti fra Ittiti e mondo egeo alla fine del XV secolo a. C.
Ma le cronache archeologiche annuali annunciano regolarmente scoperte di interi archivî cuneiformi, e non solo cuneiformi: ancora Boǧazköy ci restituisce migliaja di bulle d’argilla con impronte di sigilli reali ittiti bigrafi, in cuneiforme e geroglifico. Non meno ricca è la messe sul piano più strettamente archeologico, ché ad esso egualmente si rivolgono i Documenta Asiana. […]
Il risultato è per l’Orientalista un accrescimento continuo – quasi a dismisura in determinati settori – del materiale di studio. Ma questo mette anche in nuova luce quanto già si conosceva e giace da tempo nei musei o in vecchie pubblicazioni, e diviene impulso a compiere nuove analisi, a ricercare nuove interpretazioni di antichi dati, a raccogliere in “corpora” gruppi di documenti.
In accordo con assonanze storiche evocate dal titolo scelto per questa collana, nessuna opera poteva inaugurarne meglio la serie di volumi che il presente studio di Florence Malbran-Labat. I Persiani Achemenidi sono infatti per il mondo greco gli ʼAσιανοί per antonomasia. Attraverso un’analisi che li concerne entriamo dunque ufficialmente in quel mondo, che fu la sintesi di tutte le esperienze politiche e culturali dell’Asia Anteriore. Ma anche dal punto di vista della storia degli studi riandiamo con essa alle tappe più antiche di quell’avventura appassionante dell’intelligenza umana che è stata la lunga storia della decifrazione della scrittura cuneiforme. Di questa il documento trilingue copiato da H.C. Rawlinson fra il 1836 e il 1847 a Bisūtūn (Behistun), la “Rupe degli dèi” (Baga-stana) persiana, fu una tappa fondamentale.
F. Malbran-Labat pubblica in Documenta Asiana uno studio approfondito della versione babilonese di questo monumento importantissimo, ne costituisce una grammatica assai analitica (cui seguono testo traduzione e glossario), entrando nello spirito del testo fino a cogliere gli elementi di vitalità di una lingua accadica particolare, in una fase tarda della sua evoluzione, alla quale non sono estranee influenze degli altri idiomi parlati nell’Impero Achemenide, l’aramaico e l’elamita.
Roma, 31 gennajo 1994
Mirjo Salvini